A poca distanza da Piazza Indipendenza procedendo su
Corso Calatafimi in direzione di Monreale è facile notare sulle
destra un edificio molto esteso sul fronte stradale: l'Albergo delle
Povere, così come oggi viene chiamato.
L'Albergo dei Poveri fu fondato con il nome di Reale
Albergo dei Poveri nel 1733, durante il vicereame austriaco, con lo
scopo di accogliere poveri inabili, storpi, giovani vagabonde ed
orfane e ospitato originariamente nei locali del cosidetto
“Serraglio” nell'ex Convento degli Agostiniani (sito in via Rocco
Pirri nei pressi della Stazione C.le). Uno dei fondatori fu
Ferdinando Francesco Gravina, principe di Palagonia, il cui busto è
possibile vedere oggi all'interno del cortile centrale dell'edificio
di C.so Calatafimi.
Cortile e chiesa di S.Maria della Purificazione |
Il progetto per un nuovo edificio fu intrapreso
durante il regno di Carlo III di Borbone. Inizialmente affidato
all'architetto Orazio Furetto, il cantiere fu poi seguito fino al
termine dei lavori dagli architetti Giuseppe Venanzio Marvuglia e
Nicolò di Puglia. I lavori di costruzione presero avvio nel 1746 e
durante la costruzione furono rinvenuti dei sepolcri fenicio-punici;
i lavori durarono più di 25 anni, tanto che la struttura fu
inaugurata solo l'8 agosto del 1772, ai tempi di Ferdinando III, e
solo allora vi furono trasferiti gli ospiti della sede del
“Serraglio” che da allora fu denominato “Serraglio vecchio”
per distinguerlo dai nuovi locali.
Nel primo cortile prospetta una chiesa a pianta
rettangolare, dedicata a S. Maria della Purificazione, costruita tra
il 1773 e il 1799.
Dal 1898 l'edificio fu riservato soltanto alle donne
tanto che il suo nome fu cambiato in Albergo delle Povere.
Oggi appartiene parte alla Regione Siciliana e parte
alla facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli
studi di Palermo; inoltre è sede di mostre temporanee e convegni.
Recentemente ha ospitato una interessante mostra sugli Etruschi e la
Collezione Casuccini, solitamente esposta al Museo A. Salinas,
attualmente chiuso per restauri.
Attraversando corso Calatafimi al n°100,
oltrepassato un arco, è possibile ammirare il Palazzo della Cuba.
Il Palazzo della Cuba |
Questo,
voluto da Guglielmo II, un tempo circondato da acque azzurre e dal
verde dei giardini fu costruito nel 1180, come dice la fascia
epigrafica in caratteri nashi
che fa da cimasa all'edificio (un calco dall'originale con relativa traduzione
del testo è visibile, insieme ad alcuni conci ritrovati recentemente, nel piccolo e interessante museo che si trova a
fianco del palazzo).
Doveva essere noto in tutta Italia tanto che
Boccaccio vi ambientò la sesta novella della quinta giornata del
Decamerone.
L'ingresso
originario dell'edificio era quello orientato verso Monreale,
collegato alla terraferma tramite una passerella. L'ingresso odierno
serviva invece come accesso dopo l'attracco delle imbarcazioni
provenienti dalla peschiera. Dall'ingresso originario ci si immetteva
in una sala
coperta utilizzata dal re per riposare.
Pianta del Palazzo della Cuba |
La parte centrale
dell'edificio era caratterizzata da un grande atrio forse scoperto, o
coperto da una cupola, circondato da un quadriportico formato da
quattro arcate ogivali sorrette da quattro colonne ai quattro angoli
e coperto da volte a botte. Al centro si trovava un impluvium
stellare. L'ultima sala, aperta verso la città e il mare collegava
la sala centrale e la peschiera; era un vano cubico, coperto da una
volta a crociera, con tre nicchie sui tre lati. Il paramento murario,
rimaneggiato nei restauri del 1918-25 e 1936 (F. Valenti) è animato da
alte arcate cieche a doppia ghiera che contengono monofore, bifore o
nicchiette sormontate da conchiglie. Attorno all'edificio fu
impiantato un campo sanitario durante la peste del 1575 e presto
cadde in rovina. Nel 1860 divenne proprietà dello stato italiano e
pertinenza della caserma L. Tukory. Proprio all'interno del vecchio
recinto della caserma è possibile visitare la Necropoli punica.
Durante l'epoca punica, la necropoli era ubicata fuori le mura
cittadine, su un'area a monte che era la naturale continuazione del
tratto di terra generato dai due fiumi Kemonia e Papireto.
Necropoli punica, tombe a fossa |
Dal 1746, anno delle prime scoperte avvenute in
occasione della costruzione del Albergo dei poveri, sono state
rinvenute oltre settecento tombe.
Tra febbraio e giugno del 2004 si è completato lo
scavo di una porzione della necropoli: sono state scavate in tutto
circa 150 sepolture, risalenti dal VII al III secolo a.C. distribuite
soprattutto sotto la caserma Tukory.
A questa indagine sistematica si sono affiancate
alcune scoperte casuali con scavi d'emergenza. Una tomba a camera
ipogeica è stata scoperta, in occasione della messa in opera della
nuova rete idrica, all'angolo tra la via Maggiore Amari ed il corso
Calatafimi, consentendo di recuperare uno dei corredi più antichi
dell'intera necropoli, caratterizzato dalla presenza di forme tipiche
del repertorio fenicio.
Necropoli punica, Tombe a camera |
In base al numero consistente delle sepolture alcuni
studiosi hanno pensato di poter dare conferma alle parole di Polibio
(I, 38) che definì Palermo «la città più importante dell'eparchia
cartaginese».
I tipi di sepoltura erano diversi: potevano essere
delle semplici fosse o pozzetti per urne cinerarie, scavati
nella terra o sarcofagi scavati nella calcarenite e ricoperti
da tegole in terracotta o da una lastra sempre in calcarenite. A
volte si avevano delle tombe a camera: una scaletta scavata
nella roccia permetteva di accedere ad un piccolo ambiente
sotterraneo che ospitava il sarcofago (in cui venivano posti gli
oggetti personali del defunto), solitamente coperto da lastre di
terracotta o di pietra, sopra le quali veniva deposto il corredo.
Le sepolture sono prevalentemente a inumazione, ma
ve ne sono anche ad incinerazione.
All'interno delle sepolture sono state trovati
ricchi corredi composti da vasellame, di produzione locale o
d'importazione greca ed etrusca, monili d'argento e di bronzo,
amuleti, armi e grossi orci destinati a contenere viveri e bevande.
Bibliografia:
A.Chirco-Palermo la città ritrovata itinerari
fuori le mura- Dario Flaccovio Editore- Palermo
2006
F. Spatafora- da Panormos a Balarm
Nuove ricerche di
archeologia urbana- Eurografica Palermo 2005