Liceo Classico Statale “G. Garibaldi”Palermo Corso di Storia dell’Arte-Sezioni B-F-L-M prof. Ignazio Francesco Ciappa
“Panormus.
La scuola adotta la città” 18, 19 e 20 Maggio 2018 Complesso
Monumentale di S. Maria dello Spasimo Palermo
Lo Spasimo di Sicilia di Raffaello
e la diffusione della sua iconografia attraverso copie.
RAFFAELLO
ANDATA AL CALVARIO O “SPASIMO DI SICILIA”1515-16
Museo del Prado Madrid
Olio
su tavola trasportato su tela cm 318 x229
|
L’arrivo
a Palermo dello Spasimo
di Sicilia,
rappresentò, per la produzione artistica locale “un fatto
notevolissimo onde l’italiana pittura si era rivelata in Sicilia
nel massimo suo splendore”(1).
La realizzazione della tavola, alla quale lavorarono ampiamente anche gli allievi del Sanzio, Giovan Francesco Penni e Giulio Romano,(2) si fa risalire intorno al 1517, anno della più antica delle due incisioni a bulino realizzate da Agostino dei Musi, meglio noto come Agostino Veneziano, raffiguranti, seppur con qualche lieve “licenza” rispetto al modello raffaellesco, il tema dello Spasimo di Sicilia (3).
La realizzazione della tavola, alla quale lavorarono ampiamente anche gli allievi del Sanzio, Giovan Francesco Penni e Giulio Romano,(2) si fa risalire intorno al 1517, anno della più antica delle due incisioni a bulino realizzate da Agostino dei Musi, meglio noto come Agostino Veneziano, raffiguranti, seppur con qualche lieve “licenza” rispetto al modello raffaellesco, il tema dello Spasimo di Sicilia (3).
In
merito alla genesi compositiva dello Spasimo
di Sicilia, va detto
che questa, affonda le sue radici, con tutta evidenza, nella
tradizione incisoria di ascendenza nordica, guardando, in particolar
modo, alla produzione di Luca di Leida (Leida, 1494 – ivi, 1533)
(4-5).
E' ormai condivisa la tesi secondo la quale Raffaello abbia guardato
alle incisioni recanti il tema della Andata
al Calvario inserite
nei cicli della Grande
Passione (1498 ca.) e
della Piccola Passione
(1509), realizzati da Albrecht Dürer, (Norimberga, 1471 – ivi,
1528), nonché all’incisione di analogo soggetto eseguita da Martin
Shongauer (Colmar, 1448 – Breisach am Rhein, 1491) (6).
Lo schema iconografico dello Spasimo di Sicilia, soprattutto in ambito locale, godette di una vasta popolarità. Molti artisti eseguirono meccaniche riproduzioni dell’opera dell’Urbinate, spesso di mediocre qualità, mentre altri si richiamarono liberamente allo schema compositivo. In Sicilia questo fenomeno fu certamente favorito dalla fama del Sanzio, sebbene l’opera dell’Urbinate, va detto, non apportò novità degne di nota in riferimento alla poetica pittorica isolana.
La
prima opera figurativa che si richiamò esplicitamente allo schema
iconografico dello Spasimo
di Sicilia fu il
cosiddetto Arazzo del
cardinal Bibbiena. La
realizzazione di quest’opera, commissionata per l’appunto dal
cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena (Bibbiena, 1470 – Roma, 1520)
si fa comunemente risalire a un periodo compreso tra il 1517 e il
1520, appena successiva quindi alla realizzazione della tavola
destinata al convento palermitano dell’Ordine benedettino di Monte
Oliveto. A comprovare l’attribuzione della committenza porporata
sono, alle rispettive estremità degli angoli superiori della cornice
esterna dell’arazzo, decorata dal tipico motivo a grottesche, le
armi nobiliari della famiglia dei Dovizi, contrassegnate da due
cornucopie incrociate e cariche di spighe di grano e, in basso, nella
regione mediana della medesima cornice, l’ancor più inequivocabile
insegna del cardinal Bibbiena, definita da uno scudo recante le armi
dei Dovizi e quelle dei Medici sormontato dal galero cardinalizio.
L’opera, tornata nel 1819 in Vaticano grazie all’acquisizione da
parte di Papa Pio VII Chiaramonti dopo diversi passaggi di proprietà
tra il XVIII e il XIX secolo, presenta dimensioni più contenute
rispetto al dipinto di Raffaello e, come osserva Candace Adelson, che
ne attribuisce l’esecuzione all’arazziere fiammingo Pieter van
Aelst, era plausibilmente destinata ad assolvere alla funzione di
pala d’altare (7).
Tra
i primi dipinti riferibili allo Spasimo
di Sicilia è
certamente annoverabile l’opera dello spagnolo Johannes (o Joan) de
Matta, conservata nella Chiesa Madre di Polizzi Generosa, città
nella quale il pittore risiedeva e guidava la sua bottega. Il dipinto
presenta al centro, sotto la figura del Redentore, la data (in parte
lacunosa) MCCCCC (XX) I, anno che confermerebbe come la realizzazione
dello stesso sia avvenuta quasi a ridosso, o comunque in un tempo
assai prossimo, dell’arrivo a Palermo del quadro di Raffaello (8). Notevoli le differenze iconografiche specie sullo sfondo con una fortezza o una città turrita forse riferibili all'incisione di Albrecht Dürer,“Andata al Calvario”.
Il palermitano Antonello Crescenzio realizza ben tre versioni di mediocre qualità. Tuttavia la critica è ormai concorde nell’assegnare in larga parte l’esecuzione delle ultime due agli aiuti di bottega. La più antica di queste copie, datata 1526 è oggi esposta presso la sede del rettorato dell’Università degli Studi di Messina. L’opera è firmata Antonello Panormita (9).
Le altre due copie, in alto a
sinistra e a destra, la prima eseguita nel 1537 e proveniente dalla
chiesa del monastero del Fazello di Sciacca, la seconda risalente
invece al 1538 ed originariamente collocata presso la chiesa del
Carmine di Palermo, e oggi conservata presso la Galleria Regionale
della Sicilia di Palazzo Abatellis, erano note anche a Gioacchino Di
Marzo per le quali, il canonico palermitano, riservò un giudizio
tutt’altro che lusinghiero. Queste le sue parole: “Esistono in
fine due cattive copie del famoso Spasimo dell’Urbinate, ch’era
allora, siccome è noto, in Palermo e ne fu tolto e trasportato in
Ispagna. […] Perocchè in vero entrambe fanno onta a quell’insigne
dipinto del Sanzio” e ancora, avallando il giudizio dello
Janitschek in merito alla copia del 1538, ne riportò il pensiero
dicendo: “Di questa scrisse il Janitschek essere una devastazione
di Rafaello alla bizantina, manomettendone il carattere e i tipi e
sostituendo un colorito scialbo, smorto, uggioso, cupo, pesante”
(10). Sono decisamente diverse dal presunto originale e molto simili alla tavola di Caltanissetta. L'originalità risiede nella testa di Medusa all'interno dello scudo del soldato posto al centro che ritroviamo unicamente nell'incisone del Veneziano. Chiaro il riferimento alla Sicilia, della quale la Gorgone è l'emblema, e forse un monito agli occupanti spagnoli. Un'altra peculiarità di una copia del Crescenzio è la scritta SPQR sullo stendardo scritta in ambo i sensi.
Nella
chiesa catanese di San Francesco d’Assisi all’Immacolata si
conserva una copia dello Spasimo
di Sicilia realizzata
in controparte su tavola centinata, eseguita nel 1541 da Jacopo
Vignerio, pittore appartenente alla cerchia di Polidoro da Caravaggio
(11).
A sinistra l'originale, a destra una riproduzione fotografica speculare. Una particolarità: la collina sullo sfondo non sembra più essere quella del Calvario, perché priva di croci, e la corda legata alla croce passa anzichè davanti, dietro il braccio del Cristo.
Nella
chiesa madre di Collesano (S. Maria la Nuova) si conserva una copia
dello Spasimo di Sicilia
realizzata nel 1543-47 da Marco La Vecchia. Da notare sulla sinistra
in basso l'aggiunta dei committenti inginocchiati e di un cartiglio
in prossimità della mano sinistra del Cristo (12).
Il
braccio del Cireneo e quello di Cristo sono quasi sulla stessa linea,
l'espressione di quest'ultimo è più serena, la corda passa
all'altezza del suo collo, le braccia della Madonna che indossa una
veste rosa sono lunghe e sproporzionate, è assente il monte Calvario
e non appare alcuna lancia. L'armatura del cavaliere è argentea e la
veste del Cireneo (barba e capelli bianchi) è verde. Lo scudo al
centro è rosso senza alcun disegno.
J. Bassano, Lewes (UK) 1547 |
L’impianto
iconografico dello Spasimo
di Sicilia ottenne una
larga fortuna nella produzione pittorica di Jacopo Dal Ponte detto il
Bassano (Bassano del Grappa, 1510 ca. – ivi, 1592). Diverse sono,
infatti, le Andate al
Calvario realizzate
dall’artista veneto secondo il modello della pala palermitana, come
ben testimoniano, ad esempio: il Cristo
che cade sotto la croce
conservato a Londra presso la Matthiesen Gallery, risalente al
1536-37 (13);
l’Ascesa al Calvario
eseguita intorno al
1543-44 e oggi custodita a Cambridge, presso il Fitzwilliam Museum
(14);
o ancora l’opera di analogo soggetto eseguita intorno al 1547 per
il convento di San Giovanni a Bassano del Grappa e attualmente
facente parte della collezione Christie a Glyndebourne, Lewes (15).
Il
fiammingo Simone de Wobreck (nato ad Harlem nella prima metà del XVI
secolo e giunto a Palermo nel 1558) realizza due tavole recanti il
tema della caduta di Cristo lungo la Via
Dolorosa. La prima,
proveniente dalla chiesa di San Francesco d’Assisi a Caccamo è
attualmente conservata nel vano d’accesso alla sagrestia della
chiesa madre di San Giorgio Martire della medesima cittadina. Anche
in essa nonostante le notevoli differenze nell'iconografia, specie
per la presenza della Veronica, appaiono chiari i riferimenti al
dipinto di Raffaello (16).
Bottega di Polidoro da
Caravaggio ? Caltanissetta seconda metà del XVI secolo |
Un’altra
fedele riproduzione della Salita
al Calvario di
Raffaello Sanzio si trova a Caltanissetta, dove oggi è esposta
presso il locale Museo Diocesano. L’opera, proveniente dalla chiesa
nissena di Santa Croce e riconducibile probabilmente alla seconda
metà del XVI secolo, presenta una esecuzione piuttosto sommaria.
Nonostante la firma “R. Urbinas”, il dipinto custodito a
Caltanissetta appartiene forse alla bottega di Polidoro da
Caravaggio, o probabilmente a seguaci della sua bottega. Molte le
tecniche adoperate per ottenere dati sul dipinto: dalla datazione
effettuata con il carbonio 14, all'analisi spettroscopica sul legno
ai raggi ultravioletti, fluorescenza ai raggi X e Tac. L'opera fu
realizzata su due tavole di legno africano affiancate l'una
all'altra, datate intorno alla metà del Cinquecento (17).
G. P. Fonduli, Castelvetrano 1574 |
Una delle
repliche più fedeli dello Spasimo di Raffaello esistenti in
Sicilia, sia in termini di formato che di resa pittorica, è
certamente la tavola eseguita nel 1574 dal pittore cremonese Giovanni Paolo
Fonduli (o Fondulli), su commissione di Don Carlo d’Aragona
Tagliavia per la chiesa di San Domenico a Castelvetrano (18).
Nell’oratorio
di San Filippo Neri di Alcalà de Henares, in Spagna, si conserva una
bella copia dello Spasimo di Sicilia realizzata su tela
centinata dal pittore Giuseppe Sirena intorno al 1585 e inviata, su
commissione del viceré conte di Albadelista, da Palermo a Madrid (19) prima del trasferimento dell'originale raffaellesco a Madrid.
La replica conservata nella chiesa di San Giorgio in Kemonia, odierna San Giuseppe Cafasso, è verosimilmente quella che, nel 1661, andò a sostituire l’originale dopo che quest’ultimo lasciò Palermo (20).
Infine nella
Cattedrale di Noto (Siracusa) si conserva una copia ottocentesca
(1809) dello Spasimo di Sicilia eseguita dal pittore
siracusano Raffaello (o Raffaele) Politi (Siracusa, 1783 –
Agrigento, 1870). L’opera in questione, figlia anche di un
orientamento culturale votato al recupero di un certo accademismo,
ricalca meccanicamente la composizione della tavola dell’Urbinate
che il Politi osservò in Spagna al fine di realizzare la tela di
Noto (21).
Note
Note
(1)
G. Di Marzo, La pittura in Palermo nel Rinascimento. Storia e
documenti, Alberto Reber, Palermo 1899, p. 274.
(2)
M.A. Spadaro, Raffaello e lo Spasimo di Sicilia, Accademia
di Scienze Lettere ed Arti di Palermo, Palermo 1991, p. 9.
(3) C.
Gardner von Teuffel, Lo Spasimo di Sicilia (scheda
dell’opera), in Raffaello in Vaticano, catalogo della
mostra (Città del Vaticano - Braccio di Carlo Magno, 16 ottobre
1984 - 16 gennaio 1985), Electa, Milano 1984, pp. 276, 277.
(4)
P. Leone de Castris, Polidoro da Caravaggio. L’opera completa,
Electa Napoli, Napoli 2001, p. 381.
(5)
C. Gardner von Teuffel, Lo Spasimo…, 1984, p. 276.
(6)
T. Pugliatti, Lo Spasimo di Raffaello, la sua influenza ed
alcuni umori di marca iberica nella pittura palermitana del
Cinquecento, in Vincenzo degli Azani…, 1999, p. 49.
(7)
C. Adelson, La Salita al Calvario (scheda dell’opera), in
Raffaello in Vaticano…, 1984, pp. 277-280.
(8)
V. Abbate, Johannes de Matta. Lo Spasimo di Sicilia (scheda
dell’opera), in Vincenzo degli Azani…, 1999, p. 336.
(9)
T. Pugliatti, Lo Spasimo…, 1999, p. 52.
(11) T. Pugliatti, Lo Spasimo…, 1999, p. 52.
(12) R. Termotto, Collesano guida alla Chiesa Madre. Basilica di S. Pietro, Notiziario Parrocchiale Insieme, Collesano 2010, p. 86.
(13) W.R. Rearick, Vita ed Opere di Jacopo Dal Ponte, detto Bassano c. 1510-1592, in Jacopo Bassano c. 1510-1592, catalogo della mostra (Bassano del Grappa, Museo Civico 5 settembre – 6 dicembre 1992; Fort Worth, Texas, Kimbell Art Museum 23 gennaio – 25 aprile 1993) a cura di B.L. Brown, P. Marini, Nuova Alfa, Bologna 1992, p. LXV.
(14) G. Ericani, Andata al Calvario (scheda dell’opera), in Jacopo Bassano…, 1992, p. 32.
(15) W.R. Rearick, Vita ed Opere…, 1992, pp. XCV, XCVI.
(16) T. Pugliatti, Pittura della Tarda Maniera nella Sicilia occidentale (1557-1647), Kalós, Palermo 2011, pp. 38, 39.
(17) S. Grasso, I dipinti (secoli XVI-XVII), in Il museo diocesano di Caltanissetta, a cura di S. Rizzo, A. Bruccheri, F. Ciancimino, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta 2001, pp. 78, 79
(12) R. Termotto, Collesano guida alla Chiesa Madre. Basilica di S. Pietro, Notiziario Parrocchiale Insieme, Collesano 2010, p. 86.
(13) W.R. Rearick, Vita ed Opere di Jacopo Dal Ponte, detto Bassano c. 1510-1592, in Jacopo Bassano c. 1510-1592, catalogo della mostra (Bassano del Grappa, Museo Civico 5 settembre – 6 dicembre 1992; Fort Worth, Texas, Kimbell Art Museum 23 gennaio – 25 aprile 1993) a cura di B.L. Brown, P. Marini, Nuova Alfa, Bologna 1992, p. LXV.
(14) G. Ericani, Andata al Calvario (scheda dell’opera), in Jacopo Bassano…, 1992, p. 32.
(15) W.R. Rearick, Vita ed Opere…, 1992, pp. XCV, XCVI.
(16) T. Pugliatti, Pittura della Tarda Maniera nella Sicilia occidentale (1557-1647), Kalós, Palermo 2011, pp. 38, 39.
(17) S. Grasso, I dipinti (secoli XVI-XVII), in Il museo diocesano di Caltanissetta, a cura di S. Rizzo, A. Bruccheri, F. Ciancimino, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta 2001, pp. 78, 79
(18)
E. De Castro, Giovanni Paolo Fonduli. Andata al Calvario – Lo
Spasimo di Sicilia (scheda dell’opera), in Vincenzo degli
Azani…, 1999, p. 439.
(19) R.A. González Mozo, R. Alonso Alonso, Reflexión…, 2011, p. 107.
(20) S. Grasso, Le arti figurative, in La chiesa di San Giorgio in Kemonia in San Giuseppe Cafasso – contesti, cronache e committenze, Abadir, Bagheria 2009, p. 162.
(21) N. Zappulla, La Cattedrale di Noto, Edizioni La Cattedrale, Noto 1967, p. 70; G. Barbera, Andata al Calvario (scheda dell’opera), in Opere d’arte restaurate nelle provinvie di Siracusa e Ragusa IV (1993-1995), a cura di G. Barbera, Ediprint, Siracusa 1997, pp. 98-99.
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